Confiscato patrimonio da 300mila euro a imprenditore di Castelvetrano

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La Direzione Investigativa Antimafia ha confiscato il patrimonio, del valore di circa 300mila euro, di un imprenditore attivo nel settore del gioco e delle scommesse considerati vicino alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, nel Trapanese. Le indagini, scaturite all’esito dell’operazione “Anno Zero” del 2018 nell’ambito della quale l’imprenditore è stato condannato a 16 anni di carcere, hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che avrebbero confermato l’espansione nella Sicilia occidentale di agenzie di scommesse affiliate a siti di gioco on line a lui riconducibili.

L’imprenditore avrebbe elargito periodiche somme di denaro, utilizzate sia per il sostentamento dei familiari del latitante capo clan di Castelvetrano, sia per quello dell’organizzazione mafiosa. Secondo il giudice, l’uomo aveva organizzato parallelamente a quello legale, “un proprio sito di gioco illegale lucrando ingenti guadagni con movimentazione di denaro contante e con il sistema Skrill che eludeva la normativa antiriciclaggio sul tracciamento delle ingenti operazioni”. L’imprenditore “pur non essendo inserito organicamente nel sodalizio mafioso, contribuiva in modo significativo al sostentamento economico dell’associazione, entrava in affari con appartenenti all’organizzazione mafiosa castelvetranese i quali richiedevano ‘un pensiero’ (somme di denaro) per familiari di mafiosi in difficoltà”.

Il provvedimento di confisca ha riguardato l’intero compendio aziendale di due società di capitali e una ditta individuale (con sedi a Palermo e a Castelvetrano) operanti nel settore della ristorazione e nei servizi informatici di gestione di sale giochi e scommesse, un appartamento, un appezzamento a Castelvetrano, diverse auto e moto, 4 conti correnti bancari, una polizza assicurativa, depositi e rapporti con istituti di credito, beni già sottoposti a sequestro nel 2019 a seguito di un provvedimento cautelare anticipato emesso dal Tribunale di Trapani su proposta congiunta del procuratore della Repubblica e del direttore della Dia.

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